Archivi autore: Andrea Rosada

Combinatoria

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Si inaugura con questo articolo la prima stagione della serie Fantasia, curata da Andrea (caporosso[@]storyfilters[dot]it). Questa stagione ha come titolo Combinatoria, ovvero una fantasia insegnata come metodo di lavoro scalabile e riproducibile – “Se avessimo anche una Fantastica, come una Logica, sarebbe scoperta l’arte di inventare” (Gianni Rodari, Grammatica della Fantasia). L’immagine di copertina è tratta da qui.

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Molteplicità come regola

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La molteplicità è una delle caratteristiche intrinseche del web. Intrinseche per la tecnologia che lo sostiene (ricordate la commutazione di pacchetto?) e sopratutto per il tipo messaggio che è possibile veicolare (il messaggio in questo caso non è inteso come contenuto, concetto, ma come tipo: tweet, immagine, video, stringa di codice etc).

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È la visibilità, bellezza!

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L’idea della visibilità, del vedere e dell’essere visti, se analizzata in termini distopici (Panopticon, Grande Fratello) o in termini di selfie e/o pov shot, rischia di essere ridotta unicamente ad aspetti negativi e di infettare il discorso intorno alla visibilità stessa. Continua a leggere

Scusi, quanto è grande Internet esattamente?

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Quanto è grande internet? Non lo sappiamo con esattezza, un po’ come nell’antica Grecia gli studiosi come Eratostene si dileggiavano nel calcolo della circonferenza terrestre e ci andavano sì vicini, ma mica ci prendevano.
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Divide et impera. Logiche e tecniche della rapidità al tempo del web.

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Mi è capitato spesso di ricevere chiamate e messaggi che mi segnalavano l’arrivo imminente di una mail, più probabilmente la già avvenuta ricezione. Siamo troppo lenti per le e-mail, lo sappiamo, e non manchiamo di ricordare ai nostri destinatari che lo sono anche loro.

Da dove deriva la rapidità (quasi immediatezza) tecnica di Internet? Continua a leggere

Ma i dati sono davvero leggeri?

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“È vero che il software non potrebbe esercitare i poteri della sua leggerezza se non mediante la pesantezza del hardware; ma è il software che comanda, che agisce sul mondo esterno e sulle macchine, le quali esistono solo in funzione del software, si evolvono in modo d’elaborare programmi sempre più complessi. La seconda rivoluzione industriale non si presenta come la prima con immagini schiaccianti quali presse di laminatoi o colate d’acciaio, ma come i bits d’un flusso d’informazione che corre sui circuiti sotto forma d’impulsi elettronici. Le macchine di ferro ci sono sempre, ma obbediscono ai bits senza peso.”

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