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In difesa di Miss Italia

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“Lo vedete questo?”. A Lisbona, il ponte Vasco da Gama attraversa il fiume Tago ed è lungo quasi 18 km. Le vittime dell’attentato di Madrid sono state 191. La magnifica Laurel Halo è nata nel Michigan ma la sua etichetta discografica è inglese. Svegliarsi alle 5.30 di mattina pare faccia abbastanza bene.

Ogni giorno vaga incontrollata nel web una massa imponente di dati che imperversa libera e minacciosa come un branco di iene tra le fonti della nostra informazione, e le deforma o, meglio, le uniforma, le striminzisce, le impoverisce di senso, le semplifica.

Ogni evento storico, ogni dato empirico, ogni misurazione di catena montuosa, ogni scoperta geografica, tradizione culinaria, ogni statistica sportiva, ogni religione, il Tibet, Mastroianni, gli Spandau Ballet, ogni tassello della infinita storia dell’uomo è dettagliatamente compendiato ed è posto a due click da noi. “Lo vedete questo?”.

Questa palude informatica/informativa ci aiuta a credere (ahinoi) di aver raggiunto – rispetto agli svariati temi di cui estemporaneamente e maniacalmente ci appassioniamo – un grado di conoscenza generale definitivo e dignitoso. È il paradosso dell’invisibilità da sovraesposizione.

Il fenomeno, è evidente, ridisegna completamente il nostro modo di approcciare il mondo e i meccanismi che utilizziamo per valutare i fatti che ogni giorno siamo chiamati a conoscere e valutare. È una cosa seria, che supera il nostro atteggiamento in rete per creare automatismi anche nel nostro ragionare quotidiano, divorando la nostra immaginazione, inibendo ogni elaborazione successiva, ma soprattutto, svalutando del tutto la visibilità tra i fondamentali elementi di valutazione e conoscenza del mondo. È una cosa seria.

Non sarebbe bellissimo, ad esempio, se tutti voi prima di leggere questo articolo aveste pensato alla persona che l’ha scritto e che in concreto si è seduta al tavolo della sua cucina, tra il televisore spento e i vestiti sulla sedia, fermando per un attimo il tempo di una giornata frustrante. Avete pensato all’odore della sua casa? All’espressione contratta del suo viso? Ai suoi occhi rimpiccioliti dal sonno? O solo ai motivi che lo hanno spinto a scrivere?

“Lo vedete questo?”.

A volte si dimentica che la conoscenza si distanzia dalla cultura per la totale assenza di una elaborazione sotterranea e realmente ponderata dello scibile con cui si confronta. Internet e i suoi dintorni si nutrono ed elaborano mera conoscenza, arrivando raramente a concepire fatti culturali. Vi siete mai chiesti perché?

In rete, e non solo, è diffusa l’illusione per cui tutto sia già conosciuto solo perché facilmente conoscibile, e tutti quei dati, quelle immagini, quei “video che hanno commosso il web” che ogni giorno impattano con le nostre coscienze e con le nostre convinzioni culturali, creino un’esperienza culturale vera e propria. “Lo vedete questo?”.

Lo scontro tra visibile ed invisibile in rete è solo l’epilogo di una lunghissima contrapposizione concettuale. La rivoluzione oggi è ormai già finita, stiamo solo contando i danni, e sono più che evidenti. Arrivo finalmente al punto.

Nel vostro vagare quotidiano tra le “informazioni” centrifugate dalla rete, avrete certamente intercettato la vicenda della povera neo Miss Italia. La ragazza è stata chiamata senza preavviso da Claudio Amendola ad esprimere una preferenza rispetto all’epoca storica in cui avrebbe preferito essere d’improvviso proiettata. Lei ha scelto il 1942, aiutata nella sua decisione dal fatto che, secondo lei, il suo essere donna le avrebbe permesso di non venire troppo infastidita dal conflitto mondiale e dalle noie che in genere seguono una guerra mondiale…

La dichiarazione ha suscitato fragorose reazioni di sdegno e anche alcune prese di posizione in difesa della ragazza. Ammetto che per capire cosa sia effettivamente successo ho deciso di prenderla un po’ alla larga, e che molto probabilmente per un fatto del genere non andrebbero sprecati così tanto i polpastrelli, ma credo che i risultati siano più che interessanti.

La giovane Miss è stata senz’altro presa alla sprovvista, e proprio per questo sembrerebbe aver deciso di reagire con una risposta significativa, brillante, vincente ed in qualche modo memorabile. E ci è riuscita.

Più che il tema scelto, colpisce la motivazione. Dopo averne letto così tanto sui libri, a scuola, la Miss ci rappresenta che vorrebbe poter interagire direttamente con la guerra, immergersi veramente in quel devastante conflitto che in totale ha causato decine di milioni di morti. Sorriso. La sua aria leggera stride apertamente con il contenuto della sua risposta. Ma perché? La sua è una sorta di sfida alla Storia, come se stesse dicendo “voglio proprio vedere se è stata così terribile (sorriso)”. La questione del privilegio di essere donna durante la guerra segue questa linea interpretativa semplificatrice.

Rileggendo le premesse di questo breve articolo comprenderete come mai la risposta della Miss rappresenti uno degli esempi più chiari degli effetti dell’inarrestabile marcia dell’invisibile nel mondo dell’informazione e della cultura. La Seconda Guerra Mondiale altro non fu che “ il conflitto armato che tra il 1939 e il 1945 vide contrapporsi da un lato le potenze dell’Asse e dall’altro i paesi Alleati”. E vista così non è poi così male.

Se non lo vediamo non lo capiamo veramente, dimentichiamo sempre più che il visibile rappresenta in realtà il cuore delle informazioni che ci vengono sottoposte. La questione culturale, la reale capacità di ciascuno di noi di assorbire correttamente la marea di input che quotidianamente ci vengono sottoposti deve necessariamente subire una elaborazione successiva che ci manca totalmente, nella inarrestabile assuefazione della sovraesposizione ai semplici fatti, date, alle foto che commuovono il web, che più vediamo più diventano invisibili. “Lo vedete questo?”.

Cambiare rotta è ovviamente possibile, ma occorrerà rivoluzionare i canali di informazione, riscriverne i flussi e reindirizzare la nostra attenzione, vedere veramente ciò che leggiamo e scrivere sempre qualcosa di ciò che vediamo. Aiutare il visibile a riemergere, aiutarci a vedere realmente il mondo che abbiamo intorno nella sua effettiva complessità. Avete presente quanto è grande un ponte di 18km? Quanti effettivamente siano 191 morti? Avete mai provato a svegliarvi alle 5.30 di mattina?

Credo sia sempre più necessario scrivere in modo difficile, pensare in modo articolato, affrontare più l’iperbolico del lineare, fino a non capirci più niente. Come fare?

Non lo so, ma credo che buona parte della risposta stia già nella domanda. Sempre. E se poi non funziona possiamo affidare tutto a PIF. “Lo vedete questo?”.


Scritto da Ferdinando De Vita@0feo1