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21th century schizoid musician (parte 3 di 3)

S01E01

Conclusioni?

Bene, abbiamo esplorato quello che probabilmente sarà il futuro della musica (il web e il modello streaming) grazie a Jacob Collier e agli Snarky Puppy e analizzato alcuni aspetti della creatività di quest’arte. Ci avviamo dunque alla conclusione di questa mia riflessione; prima però ancora qualche pensiero sparso:

1) l’effetto culturale delle ondate migratorie; colpiti dall’aspetto umanitario e catastrofico creato dal movimento di milioni di persone, con tutti i motivi di disagio e tristezza che esso comporta, sono abbastanza sicuro che finita (si spera prima possibile) l’emergenza, questi spostamenti nel medio periodo produrranno una gigantesca quantità di contenuti interessanti, legati all’incontro di culture diverse che si fonderanno in una nuova espressione (artistica, per quanto ci riguarda). Del resto il blues nasce dall’incontro negli USA degli schiavi africani coi migranti europei, e il jazz si sviluppa a New Orleans, crocevia di razze e culture diverse, per fare due esempi classici.

2) I filtri che sono stati usati per molto tempo nel “presentare” e valutare le forme artistiche hanno ormai pochi anni (o mesi) di vita; giornali di settore, luoghi di aggregazione come i negozi di dischi (come non citare quello descritto da Nick Hornby in Alta Fedeltà!), la critica (militante e non) et simili non esistono più o saranno del tutto scomparsi a breve.

In conclusione credo che la musica dal punto di vista commerciale/produttivo si indirizzerà verso il modello già elaborato da Prince più di venti anni fa; una cosa del tipo “mi dai 100 dollari all’anno, ti iscrivi al mio sito e ti prendi tutti i contenuti che ti offro; un piccolo extra di trenta dollaretti e quando faccio il tour ci facciamo il selfie, se hai comprato il mio CD e se ne aggiungiamo ancora 5 ti prendi anche la VIP card. Rapporto diretto, fine dell’intermediazione legata a etichette, direttori artistici, grossisti, piccoli rivenditori, etc.

I filtri verranno realizzati da nuovi aggregatori (che ancora non riesco bene a immaginare, se no sarei ricco) che assolveranno alle funzioni rivestite fino a pochi anni fa da quelli che fin qui hanno operato.

Per quanto riguarda l’aspetto creativo (che è poi la cosa che più ci interessa), ecco le mie conclusioni. Naturalmente il dibattito è apertissimo, e aspetto vostri commenti.

1. Gli artisti più innovativi tenderanno a usare forme più lunghe; poiché il concetto di “album compiuto” nell’era dell’ascolto in streaming o su Youtube non esiste più (il singolo è tornato prepotentemente alla ribalta) inevitabilmente si tenderà a strutturare delle opere compiute più lunghe e non riducibili. Se vogliamo fare un esempio del passato, penso a brani come Shine On You Crazy Diamond.

2. Il fatto che non ci siano limiti di tempo e spazio nella produzione musicale, cadute le convenzioni che ancora sopravvivono (per esempio la divisione in album e tracce di Spotify), porterà a una grande libertà artistica. A Rainbow in Curved Air di Terry Riley è un esempio ante litteram di questo approccio:

3. Gli elementi della fantasia in musica che abbiamo analizzato ieri non sono toccati dall’avvento del web; anzi, ognuno di essi ne guadagna in misura diversa: più conoscenza vuol dire più capacità di incrociare elementi diversi. Credo che il limite sia una insopportabile tendenza all’appiattimento, o al considerare il web come fedele rappresentazione della realtà; è evidente invece che in rete c’è solo una parte di essa e che il cosmopolitismo produce nel suo aspetto peggiore inni come Gnam gnam style, che se vogliamo è l’antitesi della creatività (non dico che non sia divertente, magari dopo la quarta bottiglia di grappa, penso solo che non ci sia alcuna briciola di scintilla creativa).

4. L’aspetto live prenderà sempre più importanza; in questa fase storica mi sembra preminente quello “esperenziale/fuffa” del genere “mi dai 100 euro e vieni al circo con i laser e le luci,” ma credo che tornerà (sappiate che in questo momento purtroppo in tutto il mondo la musica live nei club è in diminuzione) prepotentemente la musica nei piccoli luoghi.

Se dovessi scrivere i capitoli di una ideale fantasia della creatività in musica come metodo di lavoro riproducibile, partirei da queste considerazioni:

a) Un esercizio di stile non deve essere il risultato finale ma serve a comprendere le caratteristiche di un genere; per essere creativi dovete almeno inserire un elemento inaspettato in uno (o più) di questi parametri: forma, timbro, sviluppo.

b) Elemento estraneo: mescolare elementi di insiemi diversi è vincente; il sitar con la chitarra alla Burzum, la rilettura de “La locomotiva” per arpa celtica, scrivere un’opera alla Scarlatti per quintetto funk. L’unico limite qui è la vostra conoscenza; quindi passate tempo alla biblioteca musicale (e non solo su internet) ascoltate cose molto differenti, frequentate musicisti e persone differenti.

c) La scintilla creativa; mentre fate trasloco l’armadio striscia per terra e produce un rumore? Ecco uno spunto. Il tucano del giardino sotto casa vi sveglia con un verso meraviglioso? Eccone un secondo. L’ambulanza passa e il suo suono di due note vi intriga? Peccato, già usato da John Lennon. Ma penso abbiate colto il punto: l’unico limite nell’essere ispirati dal mondo sono le nostre convenzioni.

Third stone from the sun: Hendrix dichiarò che questo brano e i suoi suoni gli erano stati ispirati dai suoi lanci col paracadute.

d) Se tutti sviluppano una cosa in un modo, cercate di farlo in modo diverso. Si può anche far suonare una bicicletta, se si vuole, ciò che cambia è il nostro modo di guardare ad essa.

e) Utilizzate le forme classiche e distruggetele mantenendovi più o meno fedeli ad esse, esprimendo il vostro carico eversivo su strade note ma prendendo curve imprevedibili. Come già abbiamo detto il blues è un ottimo punto di partenza.

f) Varietà timbrica: è molto facile procurarsi strumentelli e strumentini che sono divertenti da suonare e poco costosi.

g) Costruitevi un piccolo studio in casa; il costo è ridotto; asta, microfono, cavi, scheda audio; Audacity è un ottimo software gratuito per registrare, Hydrogen un software incredibile per creare parti di batteria. Giocate e sperimentate.

h) Ed ultima: viviamo nell’era della specializzazione: voi però non fidatevi. In questo momento storico chi suona jazz è il re del jazz, chi suona rock il principe del rock, chi fa manouche il clone di Django Rehinardt, etc.

Eppure le cose veramente interessanti nella storia della musica sono state prodotte da persone che conoscevano più tradizioni diverse e le hanno integrate in un insieme nuovo, e non sterilmente riprodotto uno stile all’infinito.

Siccome diceva Frank Zappa che parlare di musica è come ballare di architettura, vi presento per concludere alcune robe che a me piacciono ed esprimono successo commerciale, grandissima creatività e una visione interessante del futuro (musicale) del mondo, alcune recentissime altre no. Buon ascolto!

Black Strobe – I’m A Man

Geniale rivisitazione del classico di Bo Diddley, un rifacimento elettronico (anche se non sembra) che potreste realizzare anche voi nella vostra cameretta.

David Holmes – Bobbytrapping

Colonna sonora di Ocean Eleven, Holmes è sempre in bilico tra campionamenti, jazz, loop e ambient.

Sizhukong – Waterfront Bleak Bird Bathing in the Stream

Gruppo taiwanese di jazz folk, esprime perfettamente la teoria dell’elemento estraneo: jazz e strumenti originali asiatici, con un sound originalissimo che coniuga entrambi i mondi.

Ozric Tentacles – Spirals In Hyperspace

Una family, avulsa dal mercato commerciale ma con uno fan base incredibile, un gruppo che esprime uno space rock originalissimo e personale.

Herb Alpert – A Taste Of Honey

Musicista non particolarmente virtuoso, inserì nella sua musica degli elementi messicani che aveva sentito a Tijuana diventando uno degli artisti più popolari degli ultimi cinquant’anni.

Vangelis

Tema di Blade Tunner. L’elettronica raggiunge una delle sue vette assolute.

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