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La Leggerezza, storia di Capitan Scoreggia

·360 parole·2 minuti
S01E05

Sulla cresta dell’onda
ho viaggiato a vele spiegate
tra sole e linea d’ombra
tra vento e mareggiate.

Ma a tenermi in superficie
non fu legge di Archimede,
ma disegno di altra specie
che a fatica l’occhio vede.

Fu levità di spirito
e grazia di intelletto
tra il caso un po’ fortuito
e un destino abietto.

Naufrago nel mare
non vagavo per tesori
ma sperso nel mio andare
litigavo coi miei odori (umori?).

Per salvarmi da sicura pazzia
mi ridussi all’essenziale
certo che fosse sola via
a guardia della sanità mentale.

Mi ricordo fosse ieri
in mezzo al blu che si fa denso
soppesando i miei pensieri
colsi della leggerezza il senso.

Di colpo con ali soavi
mi parea d’essere del corpo privo,
galleggiavo sulle navi,
e solo l’anima mi era incentivo.

Affrontavo nuove gesta
che mai più potea infilare
in solide e pesanti cesta
stivate con me in mezzo al mare.

A seguir questa rotta
attraversai un oceano tempestoso
lontano dalla lancetta
del tempo luminoso:

in alt(r)o mare giunsi,
intimorito ma ancor leggero.
Il cervello mi munsi
per conoscere dov’ero;

capii d’esser solo con la mia modestia,
in una terra abitata da topi con rotelle,
gente appresso e fattorie senza una bestia.
Unico e senza stelle

trovai consolazione e risposta
pigiando lettere con le dita,
affannato e senza sosta.
Per orientarmi in questa vita

immensa più del caro mare
imparai a mie spese
quel che non volevo imparare.
Trovai delle mani tese

pronte all’aiuto,
a insegnare ristrutturato orientamento
a me, maldestro e bruto,
in questo pesante affollamento.

Loro si declamano filtri
di storie e narrazioni,
amici sinceri e maestri,
son diventati per me protezioni.

Spinto dalla loro brezza,
ho pigiato queste rime scarne,
ritrovando l’antica leggerezza
perduta nel mondo senza carne.

Qui il motivo cercherò, unito negli intenti
ai miei compagni di ventura,
del perché, in questo mondo di cambiamenti,
dell’odor vi è l’abiura.

Bloccato in un tempo a me estraneo,
vivo nel cuor segreto,
profondo come il Mediterraneo,
un dolor d’aceto.

E anche se fedeli cantastorie
mi rallegrano le giornate,
io so che le mie più care memorie
sono belle che andate.


Scritto da Capitan Scoreggia | @cap_scoreggia